- Scritto da Amministratore
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PRINCIPATO ULTERIORE — MONTECALVO SECONDA PARTE
La Rendita totale, comprese le case di abitazione , molini forni, taverne, neviero o grotte di campagna, ascende a ducati 31,764,45.
Fondiaria. —
II Comune di Montecalvo paga per peso fondiario , inclusi i cosi detti grani addizionali duc. 5623.
Rendita Comunale. —
Questo Comune non ha rendite patrimoniali. Sopperisce agli esiti e spese Comunali por mezzo di privative o di balzelli, e con simili cespiti paga la somma di ducati. 2854 e dispari, giusta Io stato discusso, inclusi circa D. 250 che si versano alla Cassa provinciale per le opere pubbliche della provincia.
Produzioni. —
Il seguente specchietto contiene Io stato del prodotto delle diverse derrate del Comune di Montecalvo. Noi abbiamo osservato che pel corso di dieci anni i prodotti sono stati compensativamente quasi sempre gli stessi; avendo in qualche anno trovata una cifra minore del prodotto ottenuto nel 1852, ed in maggiore; sicchè la cifra dello specchietto può rimanere come media.
Leggi tutto: Cirelli: Il Regno delle due Sicilie – Montecalvo – 2° parte
- Scritto da Filippo Cirelli
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PRINCIPATO ULTERIORE — MONTECALVO
Montecalvo è capoluogo di Circondario di 3° Classe , ed è il più prossimo ad Ariano capo distretto e sede vescovile, da dove dista solo quattro miglia. È distante da Napoli, per la via di miglia; da Benevento 12, da Avellino capo luogo della provincia miglia 22. La popolazione ascende a 5180 individui. II punto più vicino della strada consolare,' è quel tratto che rasenta Ariano.
Aspetto di Montecalvo. —
L’abitato di questo Comune abbraccia la parte nord-ovest di un eminente colle, ne sormonta il dosso, e declina nella parte sud-ovest. Sicché una parte del paese è visibile a quei Comuni che gli stanno di contro da settentrione; e l'altra parte a quei che verso il sud sono situati. La casa ex feudale posta a cavaliere sull'alto del colle, guarda dalle opposte affacciate ambe le ali del paese, rammentando ancora con Io sue negro sdrucite mura il dominio esercitato su quella popolazione che quelle or derelitte pareti abitarono, ed è visibile, con una chiesa che l’è dappresso, e con molte altre abitazioni che più le sono vicine, a paesi delle opposte parti.
Leggi tutto: Cirelli: Il Regno delle due Sicilie - Montecalvo - 1° parte
- Scritto da Giovanni Bosco Maria Cavalletti
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La cappella nasce nel 1556, nel momento di massimo splendore della famiglia Carafa, per volontà di Giovan Battista I, terzo conte di Montecalvo. La sua costruzione segue di un anno la salita al papato di Giovan Pietro Carafa, Paolo IV, figlio di Giovann’ Antonio di Diomede conte di Maddaloni. Il rapporto di parentela tra il ramo di Montecalvo e quello di Maddaloni parte dai fratelli Antonio Carafa, detto Malizia, padre di Diomede e nonno di Paolo IV, e Tommaso Carafa, avo diretto dei Conti di Montecalvo. Il monumento fu posizionato al centro della navata minore destra della tardogotica chiesa collegiata di Santa Maria Maggiore, divenuta dell’Assunta in occasione dell’ampliamento del capitolo concesso nel 1672 da papa Clemente X su richiesta del duca di Montecalvo Carlo Pignatelli. Esso rappresentò il primo allargamento della navata che solo dopo il decreto del 1693, emanato nella stessa chiesa dal cardinale Vincenzo Maria Orsini, arcivescovo di Benevento e papa, col nome di Benedetto XIII, dal 1724 al 1730, vide l’erezione delle altre due cappelle laterali, attigue alla Carafa e con essa comunicanti dopo che, in esecuzione dello stesso decreto, furono demolite le pareti degli archi laterali interni.La Cappella Carafa non nasce come luogo sepolcrale, piuttosto come sorta di ringraziamento, oltre che di ostentazione, sia per il prestigio raggiunto in quel periodo dalla famiglia, sia per la personale ascesa del terzo conte di Montecalvo. Non conosciamo, al momento, il nome dell’architetto autore del progetto. E’ certo che ci troviamo di fronte ad uno straordinario esempio di architettura rinascimentale il quale, insieme alle eccezionali novità di interesse religioso e artistico che, dalla nascita della Parrocchia San Pompilio e dal ritrovamento della sua Mamma Bella, stanno interessando la nostra comunità, inserirà Montecalvo in un vero e proprio percorso turistico-culturale.
Leggi tutto: Restauro Cappella Carafa – Relazione G.B.M. Cavalletti
- Scritto da Redazione
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A fine Ottocento , ormai il Convento dei PP.Liguorini , era diventato una realtà molto attiva e protagonista nel contesto socio- religioso della città. Un momento particolarmente importante si ebbe comunque quando alla guida della comunità venne designato padre Domenico De Marco, un irpino di Montecalvo.Padre Domenico de Marco (Domenico Ascanio Michele) nacque a Montecalvo irpino il 23 gennaio nel 1841 da “ nobile, ricca e pia famiglia”.[1] I genitori erano Giovan Battista De Marco Notaio e Maria Michela Elisabetta Capozzi. Dopo aver compiuto i primi studi nel seminario di Nusco, entrò nella congregazione dei Redentoristi dove fu ordinato sacerdote nel 1863. Insegnò nei Collegi di Troia (FG) e Torremaggiore (FG) e, alla morte di Padre Lanzetta (30 ottobre 1888), fu trasferito ad Avellino, per insegnare filosofia. Profondo conoscitore delle opere di S. Tommaso, S. Agostino e S.Alfonso ,
- Scritto da Angelo Siciliano
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- Scritto da Giovanni Bosco Maria Cavalletti
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«La Sekoma Di Montecalvo Irpino Prima Banca Del Civico Monte Frumentario»
Quattordicesima e ultima parte
La panificazione quotidiana rappresentava la conclusione del ciclo che sotto la protezione mariana prendeva il via l’otto settembre di ogni anno. Di qui, a Montecalvo, lo stesso giorno, i festeggiamenti in onore della madonna dell’abbondanza, chiara trasposizione cristiana della dea Cerere e tipico sigillo onomastico legato alla nascita stessa, in tutta Italia, dei pii monti di pietà al cui novero è da inserire la prima banca montecalvese. La sacralità del raccolto, alla cui qualità e “abbondanza” era affidata la possibilità di trascorrere un anno tranquillo, richiedeva alla popolazione un impegno straordinario. Oltre a soddisfare le esigenze più strettamente agricole, infatti, essa avrebbe dovuto invocare con convinzione l’aiuto divino per un raccolto copioso di frutti. Ecco quindi il forte culto alla dea Cerere, già kerres per i sanniti e, finalmente, alla madonna venerata, appunto, con il titolo dell’abbondanza o dell’«annona», che tanta parte ha avuto nelle vicende della storia agricola e religiosa di Montecalvo ove, oltre alla celeberrima immagine della misteriosa statua di casa Pirrotti , era rappresentata mentre regge spighe di grano.
Leggi tutto: La Sekoma di Montecalvo Irpino - quattordicesima parte